Galleria Borbonica: un Viaggio nel Tempo nella Napoli Sotterranea.

Napoli non si puo’ “esaurire” in una giornata (ne ho parlato qui nella rubrica “andata e ritorno in giornata”), ma merita assolutamente molto più tempo per capirla e apprezzarla nel suo splendore.

Abbiamo la fortuna di avere dei grandi amici che ogni tanto andiamo a trovare e l’ultima volta ci hanno fatto scoprire una meravigliosa Napoli sotterranea.

Sto parlando della Galleria Borbonica che, a 40 metri di profondità tra cunicoli e cisterne, racchiude 500 anni della storia di Napoli.

Ci sono diversi percorsi ed è necessaria la prenotazione:

  • Percorso Standard
  • Via delle Memorie
  • Percorso Avventura
  • Speleo Light

Noi abbiamo scelto quello standard perché con i bambini piccoli era l’unico fattibile, ma devo dire che è stata davvero una bella sorpresa: una visita più che completa, soprattutto perché siamo stati accompagnati da una guida (Sabrina) preparatissima e appassionatissima del suo lavoro e della sua città e questa passione ci è arrivata dritta al cuore!

Ma parliamo un po’ della storia di questa grande galleria.

Nel 1853 Napoli era governata da Ferdinando II di Borbone che, in seguito ai pericoli corsi durante i moti del 1848, decise di emanare un decreto con il quale incaricava l’architetto Enrico Alvino di progettare un tunnel sotterraneo che collegasse il Palazzo Reale con Piazza Vittoria, vicina al mare e alle caserme.

Si trattava proprio di un percorso militare rapido e di una sicura via di fuga per i reali.

Il progetto prevedeva 2 ampie gallerie per i 2 sensi di marcia, ciascuna larga 4 metri e dotate di marciapiedi laterali.

I lavori vennero avviati nell’aprile del 1853 partendo dall’odierna via Morelli, un passaggio che coincideva con un precedente piazzale di cava.

Fin da subito però i lavori incontrarono non pochi problemi a causa proprio delle numerose cave risalenti al III secolo a.C. aperte dai Greci con lo scopo di ricavare i blocchi di tufo per la costruzione di mura e templi.

Successivamente, in epoca romana, le gallerie divennero una rete di acquedotti più complessa, con lo scopo di alimentare la riserva d’acqua della flotta romana, ma anche fontane e abitazioni.

Per fronteggiare questi problemi di costruzione furono realizzati degli ingegnosi lavori idraulici e dei ponti per superare le cisterne, ma lo scavo arrivò soltanto sotto Piazza Carolina con una lunghezza totale di 431 metri.

Il tunnel non arrivò quindi a Palazzo Reale e rimase anche senza uscita fino alla Seconda Guerra Mondiale.

In questo periodo la galleria venne usata come rifugio da migliaia di napoletani durante i bombardamenti, molti dei quali persero la propria casa.

Una sirena poi annunciava la fine momentanea degli attacchi e la possibilità di tornare in superficie.

Ma solo quando sei lì sotto e vedi con i tuoi occhi le testimonianze di quello che hanno vissuto in quegli anni (scritte sui muri, vecchi attrezzi e utensili, giochi dei bambini), ti viene una stretta al cuore che si fa fatica a raccontare.

Proprio nel punto in cui erano terminati i lavori dell’architetto Alvino, vennero finalmente realizzate diverse aperture per consentire alle persone un accesso sicuro e gli ambienti furono anche dotati di impianto elettrico e di servizi igienici.


Dopo la guerra la Galleria Borbonica fu utilizzata come Deposito Giudiziale Comunale dove veniva stivato e raccolto tutto ciò che era stato rinvenuto dalle macerie dei bombardamenti e successivamente anche quello che veniva recuperato da sfratti e sequestri.

Sotto le macerie sono state rinvenute parecchie statue di epoche diverse tra cui il monumento funebre del capitano dei Bersaglieri e fondatore del partito fascista napoletano Aurelio Padovani.

Prima di visitarla avevo letto qua e là qualcosa e mi aveva colpito una frase che equiparava la Galleria Borbonica ad una vera e propria opera d’arte: direi che non c’è espressione più adatta.


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