« Sono nata nella pioggia.
Sono cresciuta sotto la pioggia.
Una pioggia fitta, sottile. Una pioggia di lacrime.
Una pioggia continua nell’anima e nel corpo » .
È così che Pino Cacucci inizia ¡Viva la Vida!, il racconto che ripercorre la sofferenza dell’isolamento forzato di Frida Kahlo.
In questo breve ma intenso monologo racconta la sua voglia incredibile di vita, di colore e di passione.
Nella cornice di un Messico così autentico e reale, descrive anche la sua relazione appassionata e tormentata con Diego Rivera.
« Amo la vita quanto amo Diego. E a volte confondo l’odio per Diego che mi trascina all’inferno e poi mi aiuta a uscirne. Lui mi ha dato la forza per superare l’angoscia e nell’angoscia mi ha sprofondato mille volte » .
La vita di Frida, che inizia già con problemi di salute, cambia radicalmente all’età di 18 anni quando a causa di un brutto incidente è costretta a stare a letto per diversi mesi.
La convalescenza però le dà la possibilità di iniziare a dipingere e di scoprire questa sua passione travolgente.
Durante la sua reclusione forzata inizia quindi a riportare su tela i suoi autoritratti ovvero ciò che lei vedeva dalla mattina alla sera nella sua stanza vuota.
Frida è una donna affamata di vita, una donna che vive la passione e vive le emozioni forti nonostante il dolore che non le dà tregua. Tutti i suoi quadri sono caratterizzati dai colori vivaci, colori che simboleggiano un attaccamento incredibile alla vita.
È una donna che lotta continuamente e non si arrende mai.
E “¡Viva la Vida!” è proprio questo: una storia avvincente e passionale che ti tiene attaccata fino all’ultima pagina. Un libro che fa riflettere e invita a non arrendersi mai di fronte alle avversità.
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